Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche
La cattedrale di Sessa Aurunca
Di grande bellezza è la lastra posteriore, nella quale nastri intrecciati isolano delle superfici nelle quali trovano posto raffigurazioni di uccelli multicolori a simboleggiare la bellezza paradisica.
Gli uccelli variopinti sono i soggetti più comuni sulle lastre dell'ambone. Insieme alla vegetazione lussureggiante ed agli sfondi dorati sono infatti gli elementi caratterizzanti l'aldilà.
Completano l'ambone le due lastre del lato destro.
Sul muro dietro l'ambone è fissata la lastra del parapetto della scala di accesso raffigurante il pesce che vomita Giona, la scena della predicazione a Ninive e due pavoni che si dissetano da un cantaro.
Un'iscrizione attribuisce l'opera: "MUNERE DIVINODECUS ET LAUS SIT PEREGRINO / TALIA QUI SCULPSIT. OPUS EIUS UBIQUE REFULXIT".
A fianco dell'ambone si eleva il candelabro pasquale la cui base è scolpita con le figure di tre uomini e tre donne simboleggianti i fedeli che gioiosamente vanno in processione alla veglia pasquale.
Sulla base si possono leggere la stessa iscrizione vista sulla scala che attribuisce l'opera a Pellegrino ed una seconda che ne indica nel vescovo Giovanni III il committente: "HOC OPUS EST MAGNAE FACIENTE JOHANNE".
Una terza iscrizione introduce il significato simbolico del candelabro: "PULCRA COLUMPNA NITE DANS NOBIS LUMINA VITE" (Illumina, bella colonna, mentre doni a noi la salvezza della vita eterna).
Il fusto del candelabro è un tortiglione a fasce alternate in marmo bianco e mosaicate ed è diviso in tre sezioni da due nodi con bassorilievi. Il primo mostra il vescovo nell'atto di benedire il diacono che si accinge a cantare l'Exultet durante la veglia pasquale. Gli altri ministri sono raffigurati inginocchiati: si tratta della Chiesa militante.
Nel secondo nodo sono raffigurati Gesù in maestà affiancato da angeli, S. Pietro, S. Paolo e S. Casto, vescovo martire di Sessa. Questo anello simboleggia la Chiesa trionfante.
Sull'elemento di supporto del cero un'altra iscrizione recita: "AD LUMEN SANCTUM DEUS ACCIPE CANTUM" (O Signore ascolta il canto presso la sacra luce).
Al di sotto del presbiterio si estende la cripta che ne riprende la pianta. Venti colonne di reimpiego ne sostengono le volte.
I capitelli sono sia antichi di reimpiego che di fattura medievale.
Il pavimento della navata costituisce il secondo grande tesoro della cattedrale. Integro per circa due terzi dello sviluppo (l'ampliamento del presbiterio ne ha cancellato una parte), costituisce il più importante esempio di opus alexandrinus esistente. Difficilmente apprezzabile per la presenza delle panche, il pavimento sviluppa un programma iconografico di grande importanza per la liturgia del tempo.