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Duomo di Lodi
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La facciata del Duomo di Lodi venne iniziata intorno al 1160 per essere terminata un secolo dopo. Modificata in epoca rinascimentale mediante l'apertura dell'oculo e delle finestre a bifora, conserva ancora il portale dotato di protiro che, iniziato nel 1175/80, assunse la forma definitiva in epoca gotica intorno al 1285.
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Il portale è stato assemblato in questa forma dai maestri campionesi mediante l'aggiunta di un protiro su colonne sostenute da leoni stilofori e la creazione di un portale con strombatura decorata con colonnette di marmi diversi che creano effetti di alternanza cromatica.
I campionesi riutilizzarono le sculture originarie del portale, attribuite a maestranze di scuola nicolaesca provenienti dal cantiere del duomo di Piacenza.
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La lunetta del portale presenta Cristo benedicente, rappresentato in posizione frontale con la mano destra alzata e con un libro appoggiato sulla gamba sinistra.
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La testa è circondata da un’aureola con una croce nei cui bracci sono scolpite le lettere REX.
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Alla sinistra di Geù è rappresentato S. Bassiano inginocchiato in preghiera.
Alla sua destra la Madonna è rappresentata seduta su un alto cuscino in posizione orante, con le due mani alzate in un gesto di intercessione.
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La lunetta è delimitata da un'architrave in pietra scura decorata a palmette e da una ghiera a girali.
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L'archivolto è composto da elementi a sezione quadrata lisci e da tori decorati superficialmente con temi tratti dal repertorio decorativo campionese (bastoncelli, asce bipenni).
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La ricerca cromatica è l'elemento di maggior rilievo del portale, per quello che riguarda la sua fase gotica.
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I piedritti sono costituiti dall'alternanza di colonnine decorate a freccia e stipiti a profilo acuto in marmo di Verona. Lo stipite interno della porta presenta in alto dei telamoni che sorreggono l'architrave che poggiano su una coppia di colonnine in pietra scura che terminano su una mensola a decoro vegetale.
Al di sotto le sculture raffiguranti Adamo ed Eva.
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L'architrave del portale è sorretta da due telamoni in marmo rosa: quello a sinistra è un atlante schiacciato dal peso del peccato; quello a destra, con una borsa appesa al collo, rappresenta l’avarizia.
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La statua di Eva, meglio riuscita rispetto all’altra, piega la testa sul braccio sinistro mentre porta il braccio destro sul ventre. Allo stesso tempo sembra accennare un passo verso la chiesa. Lo scultore riesce a dare alla statua una espressione di malinconia.
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La statua a destra (Adamo) si solleva la veste con le due mani mentre accenna lo stesso passo: la figura risulta comunque più rigida e di fattura meno accurata.
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I semicapitelli interni del protiro rappresentano figure umane, rappresentate quasi a tutto tondo, circondate da figure mostruose.
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L'artista crea dei piccoli capolavori per l'espressività dei volti e per l'attenzione alla resa naturalistica dei corpi (si noti la schiena dell'uomo).
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Sul semicapitello di sinistra un uomo nudo è atterrito da una sfinge dal volto umano. Il braccio di un personaggio scomparso lo afferra da dietro.
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I semicapitelli sono sorretti da colonne doppie che si appoggiano su mensole che presentano una decorazione a palmette.
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Le colonne esterne del protiro hanno due capitelli vegetali. Quello di sinistra rappresenta un bel cesto di foglie mosso dal vento.
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Quello di destra ha una struttura composita, con due giri di grosse foglie; sulle foglie superiori, agli angoli, si appoggiano le volute che terminano anch’esse con un ricciolo fogliato. Un altro ricciolo costituisce il fiore d’abaco.
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I leoni stilofori provengono dalle rovine di una chiesa della vecchia Lodi. Quello di sinistra tiene tra le zampe un drago; quello di destra probabilmente teneva tra le zampe un bovino o un ovino.
In queste azioni si esplica il doppio ruolo di Cristo Giudice, simboleggiato dal leone: da un lato è persecutore del male e di coloro che vi soggiaciono, dall'altro è protettore di quanti si affidano a Lui.
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La sommità del protiro è decorata da archetti intrecciati e da una fascia a dentelli in cotto.
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Il fianco sinistro del duomo risente dei restauri e delle trasformazioni che si sono succedute nel tempo ma conserva alcuni dettagli interessanti.
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I muri della navata centrale sono coronati di una finta loggia ad archetti su colonnine; al si sopra due fasce a denti di sega e losanghe in cotto.
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Le stesse fasce sormontano il coronamento ad archetti pensili delle navate laterali.
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L'abside è divisa in strette specchiature da lesene composite unite in alto da archetti pensili; al di sopra una loggetta su snelle colonnine corona il cilindro (opera di restauro).
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L'interno è a tre navate sostenute da possenti pilastri cilindrici in laterizio. La zona presbiteriale è sopraelevata al di sopra della cripta.
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Le pareti della navata sono aperti dalle bifore di un falso matroneo e da oculi e monofore che illuminano la navata.
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Tra le opere scultoree conservate nel duomo si segnala il sarcofago in marmo di Verona utilizzato come altare. Al di sotto di una struttura architettonica sono raffigurati in posizione frontale San Pietro, San Bassiano ed un altro personaggio identificato con San Gualtiero.
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I rilievi sono squadrati, la resa dei volti e delle vesti essenziale: si tratta probabilmente di sculture risalenti alla metà del XIII secolo.
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Sulla parete di ingresso della cripta è murato un rilievo, risalente alla prima metà del XII secolo, raffigurante l'Ultima cena
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Sui pilastri della navata si possono osservare delle formelle, di qualità disuguale, che vengono attribuiti alle stesse maestranze romaniche del portale. Il primo raffigura Bassiano tra due figure femminili inginocchiate.
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La seconda raffigura un uomo ed una donna ai lati di un albero, tradizionalmente identificati con Adamo ed Eva.
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La terza è dedicata alla corporazione dei calzolai che contribuì ai finanziamenti per la costruzione del duomo.
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Addossata al terzo pilastro di sinistra si trova la statua in rame dorato di San Bassiano, originariamente posta in facciata dove è stata sostituita da una copia.
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