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San Michele a Pavia
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L'interno della chiesa di San Michele ha una struttura a tre navate coperte da volte (quelle attuali sono del XV secolo) poggianti su pilastri compositi di dimensione diseguale. Un'unica abside chiude la zona orientale che presenta un presbiterio rialzato al di sopra della cripta.
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Ampi arconi delimitano i matronei che si aprono al di sopra delle navate laterali, anch'esse coperte da volte a crociera.
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All'incrocio della navata col transetto, sorretta da possenti pilastri, si eleva la cupola del tiburio.
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I capitelli della navata costituiscono un insieme particolarmente significativo dello stile lombardo dell'inizio del XII secolo, caratterizzato dall'utilizzo di composizioni vegetali nastriformi a rilievo basso che riempiono ogni spazio disponibile.
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Questo capitello raffigura un uomo che con le mani stringe alla gola due draghi alati dalla coda di serpente. Agli angoli del capitello due protomi leonine dalle lunghe zanne.
La scultura richiama elementi stilistici di derivazione orientale (iconografia del Signore degli Animali)
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Il capitello raffigura la cosiddetta Dama nel Palmeto, con le mani su due tronchi di palma. Sugli angoli del capitello due protomi di animali mostruosi dalle corna di capra emettono dalle fauci un rigoglioso tralcio.
Evidente il contrasto tra la dimensione di calma dello spazio tra le palme e quella di disordine ed agitazione dello spazio occupato dai tralci (contrasto tra dimensione terrena e paradisiaca?).
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Al centro del capitello un personaggio femminile tiene con le mani la coda di due graghi che sembrano disinterresarsi di lei per accingersi a mangiare, insieme ad altri due posti specularmente, una testa umana posta sullo spigolo.
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La lotta del Bene e del Male sul letto del defunto. Su un letto un vecchio è appena spirato; un angelo accoglie la sua anima mentre con una lancia trafigge un demone che si sta avvicinando. Nei capitelli on soggetto narrativo si assiste ad una maggiore ricerca di plasticità delle figure.
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Sansone si appresta a uccidere il leone con le sue mani. Ai lati rigogliosi tralcie vegetali. Il personaggio biblico simboleggia la capacità dell'uomo illuminato dal messaggio cristiano di avere il sopravvento sugli istinti malvagi.
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Complessa scena con al centro un personaggio femminile in trono con una corona. Ai suoi lati due personaggi maschili uno dei quali è nudo mentre l'altro indossa una corta tunica sembrano portare un carico sulle spalle. La donna prende con una mano il braccio del personaggio alla sua destra mentre sembra respingere l'altro: una rappresentazione dell'offerta di Caino ed Abele?)
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Adamo ed Eva nel momento del Peccato Originale. Mentre si nasconde con una mano Eva raccoglie la mela dalla bocca del serpente.
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Al centro un personaggio nudo viene aggredito da due draghi che gli addentano le spalle; i draghi sono intrecciati con altri due draghi uguali che addentano le spalle di due scimmie poste sugli spigoli del capitello. Sull'abaco una sequenza di animali (un'antilope, due draghi intrecciati, ecc.).
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Caino ed Abele portano le offerte a Dio rappresentato dalla Sua mano che scende dall'alto; la mano si appoggia sull'offerta di Abele mentre ignora quella di Caino. Sugli angoli dei grifoni impennati si volgono verso l'esterno mentre poggiano le zampe sulle spalle di Caino ed Abele. Al centro un ariete.
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Il capitello del pilastro composito è qui decorato di palmette e raffigurazioni diverse quali un personaggio seduto che si tira la lunga barba, una sirena bicaudata, un leone raffigurato in posizione frontale.
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Come nel capitello precedente anche qui il tema è quello del male che minaccia l'uomo nella vicenda terrena, qui simboleggiato dai due leoini.
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Questo capitello, di fattura meno buona, sposta il tema del capitello precedente sugli spigoli.
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In questo capitello l'ispirazione orientale dei capitelli di San Michele trova la sua più chiara evidenza. Al centro un personaggio seduto su un basso trono indossa orecchini ed un copricapo di fattura orientale. Con le mani rabbonisce due leoni prendendoli per le orecchie. Sugli angoli due bellissime protomi leonine le cui criniere sono caratterizzate da ciocche che si ripiegano a ricciolo.
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Nel transetto è conservato un bellissimo crocefisso in lamina d'argento risalente al X secolo.
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Continuazione della visita |
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