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SS. Pietro e Paolo nella vallata d'Agrò (presso Casalvecchio Siculo)
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La piccola chiesa intitolata ai Santi Pietro e Paolo sorge isolata tra le colline che salgono dalla valle del fiume Agrò, unico resto di un monastero basiliano. La chiesa di caratterizza per il volume parallelepipedo caratterizzato da una notevole elevazione accentuata dalle due cupole e dalla merlatura che ne circonda il profilo del tetto, elemento questo che ne identifica la caratteristica di luogo di rifugio e difesa per i monaci e le popolazioni delle campagne.
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Si sa poco delle origini della chiesa la cui "ricostruzione" viene datata 1116 in un documento e 1172 nell'iscrizione del portale. Ovviamente in entrambe le date è possibile che si siano eseguite più o meno ampie ristrutturazioni ma rimane ignota la data di fondazione.
Molto interessante è il prospetto posteriore dove una struttura a pianta rettangolare, quasi una torre, alta come la navata centrale racchiude l'abside principale. Molto più basse sono le navate laterali, concluse da due strette absidi.
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La superficie esterna della chiesa è percorsa da lesene piatte che si incontrano alla sommità a formare archi intrecciati. La struttura è in laterizio ma grande attenzione è stata posta nella decorazione, ottenuta affiancando materiali diversi.
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La superficie muraria è movimentata da corsi di mattoni a denti di sega e spinapesce mentre sulle lesene e sugli archi sono giustapposti elementi in pomice lavica, arenaria gialla, calcare bianco e pietra rossa di Taormina.
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I muri esterni delle navatelle sono aperti da poche finestre e una porta mentre due corsi continui di pietra lavica nera le percorrono senza interruzione.
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La serie di archi intrecciati è ripresa anche sulle pareti della navata centrale.
Il fianco meridionale presenta una decorazione più ricca, cosa testimoniata dal raffinato archivolto del portale.
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La facciata era caratterizzata da due torri scalari laterali in parte crollare. Il portale è preceduto da un piccolo nartece con due nicchie laterali.
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L'archivolto del portale è decorato con un raffinato archivolto a ghiere multiple costituite da conci di colori diversi accostati. Un arco ribassato ne costituisce l'architrave che contiene l'iscrizione che attribuisce a Teostericto, catecumeno di Taormina, il rinnovamento della chiesa nel 1172. Viene inoltre riportato il nome dell'esecutore delle opere, il Proto Maestro Girardo il Franco.
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La struttura della chiesa è apparentemente basilicale ma in realtà è costituita dall'unione di una struttura centrale a croce inscritta e di un santuario triabsidato. La copertura della navata centrale è piana tranne che nella campata centrale ed in quella che precede l'abside che sono coperte da cupole. Le navatelle sono coperte con volte a crociera.
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Il corpo centrale è sorretto da archi che ricadono su quattro colonne dai capitelli corinzi. La transizione dalla pianta rettangolare della campata a quella rotonda della cupola, a profilo ad ombrello, avviene attraverso sei pennacchi gradonati.
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Molto raffinata è la struttura che sorregge la cupola del presbiterio: pennacchi ad alveoli pensili sfalsati posti sui lati corti di una campata sviluppata trasversalmente. Netta è in queste soluzioni architettoniche l'influenza dell'arte del Magreb.
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