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La Zisa e la Cuba a Palermo
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La Zisa è considerato il più splendido tra gli edifici costruiti dai sovrani all'interno dell'immenso parco che si estendeva nella Conca d'Oro. Questi padiglioni, isolati tra le acque ed i boschi, costituivano luoghi di diletto e venivano visitati soprattutto durante le cacce che si svolgevano nella riserva. Costruito secondo la tradizione ereditata dai sovrani arabi, la Zisa venne iniziato da Guglielmo I e terminato da Guglielmo II tra il 1164 ed il 1180. Modificato soprattutto nel XVII secolo e parzialmente ricostruito dopo il crollo del 1971 che ha interessato l'ala destra, l'edificio può solo dare una pallida idea dello splendore originario.
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La Zisa è un edificio dalla possente mole parallelepipeda diviso in tre piani. Il coronamento a merli è di epoca moderna. Sottili cornici marcapiano e ed archi a ghiera multipla che circondano le finestre costituiscono la decorazione architettonica. Sul lato frontale il piano terreno è aperto da un portico il cui arco centrale più alto immette nella sala della fontana. Di fronte si trova una peschiera.
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Dai lati corti sporgono due torrette che costituiscono, insieme alla sala della fontana, i principali elementi dell'ingegnoso sistema di canalizzazione dell'aria che sfruttava i venti dominanti e la frescura generata dall'acqua per portare refrigerio nei locali interni.
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Il lato posteriore, rivolto verso i monti ad Ovest, non presenta il portico ma da su questo lato si apriva l'ampio salone, un tempo aperto, posto nella sezione centrale del terzo piano. Questo locale è ora coperto da una volta Seicentesca.
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Il portico è coperto da ampie volte a crociera: in origine proseguiva per circa 40 metri verso N verso il luogo in cui si trovava una cappella.
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Di fronte all'arco centrale si apre la celebre sala della fontana, alta sino al secondo piano e decorata da nicchie sontuosamente scolpite a mugarnas.
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La parte inferiore è decorata con lastre marmoree intarsiate e delimitate da colonnine angolari dai delicati capitelli scolpiti.
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Al centro si conserva un mosaico decorato con elementi iconografici di derivazione iranica.
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L'acqua fuoriusciva da una nicchia nel muro e dopo aver percorso una cascatella e varie vasche, si versava nella peschiera. Le aperture delle nicchie portavano l'aria rinfrescata dall'acqua sino ai piani superiori.
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Lungo la strada che conduce a Monreale si trovano i resti di un altro dei palazzi dei piacedi dei sovrani normanni, la Cuba. Anche questo edificio è a forma di parallelepipedo, con una torre quadrangolare che si distacca da ciascuno dei lati. Alti archi ciechi gradonati racchiudono vari livelli di finestre, ora quasi completamente tamponate.
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A lungo ritenuta opera araba, la Cuba è stata correttamente datata al 1180 grazie alla corretta interpretazione dell'iscrizione in lingua araba che la coronava.
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La Cuba sorgeva in origine al centro di un bacino artificiale circondato da giardini.
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L'interno è in rovina. Dall'entrata si accede ad un locale quadrato delimitato alte nicchie a sesto acuto che danno al'insieme l'aspetto di una fortezza.
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Da questo locle si accede ad un ampio spazio qudrato aperto da un alto arco trionfale che immette al terzo ed ultimo spazio rettangolare che doveva costituire la sala del trono. Lo spazio centrale, dove si trova un impluvium e dove sono state trovate le fondamenta di quattro colonne angolari, doveva essere aperto e circondato da un percorso coperto perimetrale.
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Pochi resti di decorazione in stile islamico si vedono in corrispondenza di uno degli spazi laterali che si trovano in corrispondenza delle torri aggettanti all'esterno.
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