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Il Castello Sforzesco a Milano
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Iniziato nel 1372 da Galeazzo II Visconti e terminato alla fine del XV secolo dagli Sforza, il castello di Milano costituisce il più importante esempio di fortificazione tardo-gotica in Lombardia. Anche se l'aspetto attuale è il prodotto di una radicale ricostruzione avvenuta nel XIX secolo per opera dell'architetto Beltrami, il risultato è probabilmente molto fedele all'originale.
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Il castello ha una pianta quadrilatera e, secondo la tradizione viscontea, si trova a cavallo della cinta muraria cittadina. Il lato che conserva i caratteri viscontei è quello nord-occidentale, cioé quello che è rivolto verso la campagna.
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Gli elementi che caratterizzano questo lato sono le torri quadrate, la scarpa dei muri in pietra serizzo e l'arco ogivale, ora murato, del rivellino della porta.
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Pure ogivale è il portale di accesso, affiancato dalla porta pedonale. Entrambi erano dotate di ponti levatoi.
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La torre Nord prende il nome di torre della Corte Ducale mentre quella Ovest è la cosiddetta torre del Tesoro. In epoca sforzesca le mura vennero dotate di ampie finestrature.
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Oltre l'angolo difeso dalla torre Ducale si nota la loggetta architravata, attribuita al Bramante e commissionata da Ludovico il Moro nell'ultimo ventennio del XV secolo per mettere in comunicazione la Corte Ducale con il cortile della Ghirlanda.
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Dopo la morte di Filippo Maria Visconti nel 1447, la signoria passa agli Sforza che riprendono la costruzione del castello tenendo conto delle nuove soluzioni studiate per far fronte alle armi da fuoco.
A questo scopo il castello viene circondato, verso la campagna, di un muro esterno protetto da un fossato allagato, chiamato Ghirlanda, di cui rimangono pochi resti. Uno di questi è il portale della porta del Soccorso, aperta verso la campagna, che si trova nei pressi della torre del Tesoro.
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Proseguedo verso Sud si incontrano i resti del rivellino di porta Comasina, nel punto in cui le mura urbiche incontravano perpendicolarmente il castello.
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Segue la porta del Carmine con i resti del suo rivellino. Oltre alla porta principale ed a quella pedonale si nota, a sinistra l'alloggiamento della ponticella levatoia che consentiva l'accesso ai sotterranei del castello.
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Sono stati qui ricostruiti i meccanismi di sollevamento del ponte levatoio principale e della ponticella pedonale.
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Il prospetto del castello verso la città è dovuto a Francesco Sforza che fa costruire le torri rotonde angolari, più adatte contro le artiglierie, e la torre centrale, dovuta al Filarete, un tempo preceduta da un rivellino.
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Le torri rotonde, dal caratteristico paramento murario a blocchi di serizzo bugnati, furono mozzate al livello degli spalti dagli Austriaci per ospitare delle artiglierie. Da quel livello in su le torri sono pertanto opera di ricostruzione, come l'intera torre del Filarete.
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Il lato sud-occidentale presenta in primo piano la porta di S. Spirito, originariamente preceduta da un rivellino sul fossato, e la complessa struttura del rivellino di porta Vercellina preceduto dalla porta di accesso alla Ghirlanda. In questo punto si innestavano le mura urbiche meridionali.
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Due passerelle consentivano l'accesso al rivellino.
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Il portone di accesso alla Ghirlanda era preceduto da un rivellino ora scomparso. A destra esisteva un torrioncino rotondo che costituiva la giunzione tra le mura della città ed il muro esterno della ghirlanda.
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Una passerella permetteva di proseguire verso le mura mentre un'altra, ad un livello inferiore, dava accesso alla strada segreta.
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La strada segreta è costituitra da un camminamento posto all'interno del muro di controscarpa del fossato per tutto il suo perimetro. Dalle feritoie era possibile colpire eventuali nemici che fossero riusciti ad accedere al fossato.
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Immaginando di entrare nel castello passando dalla porta del Carmine, sulla sinistra si vede la mole della torre del Filarete. Beltrami immaginò l'esistenza di un balcone di rappresentanza rivotlo verso la piazza d'armi.
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Al di là di un fossato asciutto si vedono sulla destra gli edifici residenziali, iniziati in epoca viscontea ma ristrutturati da Galeazzo Maria Sforza tra il 1466 ed il 1476. Nell'angolo opposto si osserva la Rocchetta che costituisce una sorta di ridotto fortificato.
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SEgue l'ala della Corte Ducale. Al centro il rivellino dotato di ponte levatoio che consente l'accesso all'area residenziale.
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Dopo la morte di Gian Galeazzo nel 1476, Bona di Savoia fa costruire la torre che porta il suo nome, punto privilegiato di osservazione di quanto avveniva nel castello.
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A destra della porta del Carmine sono murati i resti di due cortili quattrocenteschi salvati dalla demolizione di edifici che si trovavano nei pressi di Via Spadari.
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Un portone dotato un tempo di ponte levatoio consente l'accesso alla Rocchetta. Sopra l'ingresso un rilievo raffigura lo stemma sforzesco.
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Tre lati del cortile hanno un porticato su archi quattrocenteschi. Le facciate erano decorate a graffiti romboidali mentre le finestre...
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...avevano una cornice a mattoni dipinti a dentello spiccanti su un riquadro bianco.
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La balconata della parete di accesso è sorretta da caratteristici beccatelli lobati decorati ad intaglio.
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La porta che ora mette in comunicazione la Rocchetta con la Corte Ducale non esisteva.
L'unico accesso originario è costituito dalla ponticella pedonale posta nell'angolo sotto la Torre di Bona.
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La Corte Ducale costituiva l'area di rappresentanza della residenza fortificata. A sinistra la loggetta detta di Galeazzo Maria costituisce un esempio significativo di architettura residenziale sforzesca.
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Le decorazioni a graffito delle facciate e la ricchezza delle modanature in cotto delle cornici e delle finestre esaltano l'impressione di lusso che questo ambiente doveva trasmettere.
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Sul fondo si apre un elegante loggiato, detto dell'Elefante a causa di un affresco che ha per soggetto uno di questi animali e che ancora si può osservare sul muro di fondo.
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Attraverso un altro portale dotato di ponte levatoio e saracinesca si accede ad un ridotto che immette, attraverso la porta nord-occidentale, nel cortile della Ghirlanda.
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