Italia nell'Arte Medievale

Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche


San Marco a Milano
La facciata della chiesa di San Marco, restaurata nel 1872, conserva della costruzione originaria la struttuta tripartita con ampio rosone affiancato da bifore, il portale e le statue collocate al di sopra. Risalgonono alla prima metà del XIII secolo anche la testata del transetto destro ed il campanile.
Il portale in marmo presenta strombatura a fascio ed archivolto ad arco leggermente acuto.

L'architrave è scolpita con le raffigurazioni del Redentore tra i quattro Evangelisti, sant'Ambrogio e sant'Agostino all'interno di nicchie quadrangolari, sculture attribuite a Bonino da Campione.

Slanciati capitelli fogliati costituiscono i blocchi capitellari.
All'interno di tre nicchie sopra il portale sono collocate tre statue (i santi Agostino, Marco ed Ambrogio) attribuite al maestro campionese attivo nel 1348 all'abbazia di Viboldone.
Il prospetto orientale è stato modificato in epoca rinascimentale a meno del braccio del transetto destro.
Originale è pure il campanile, caratterizzato da un piano sommitale aperto da bifore e da una terminazione conica.
All'interno del braccio del transetto sono conservati alcuni importanti sarcofaghi medievali che esemplificano lo stile scultoreo milanese durante il XIV secolo.
Il cosiddetto sarcofago dei Magi risale all'inizio del XIV secolo.

E' così denominato a causa della scena di offerta alla Vergine da parte di tre personaggi che poco ricordano la tradizionale iconografia dei Magi.

A destra della scena di donazione, i defunti sono raffigurati in ginocchio mentre sono introdotti da tre personaggi, i loro santi protettori.
I corpi sono tozzi, i volti paffuti e poco espressivi, le proporzioni ancora romaniche.
L'artista non ha ancora assorbito l'influenza della scultura toscana che all'inizio del XIV secolo si affaccia nel Nord.
Il sarcofago Aliprandi può essere a tutti gli effetti essere inserito nella scuola toscana di Giovanni di Balduccio.
Nel primo riquadro il defunto viene presentato alla Madonna insieme ad alcuni familiari da San Giovanni Battista e da un santo vescovo.
Il secondo raffigura la Trinità tra schiere angeliche.

Si noti la personalizzazione dello Spirito Santo ed i caratteri del volto di Dio, tipici dell'arte di Giovanni.

Nel terzo riquadro il defunto è raffigurato nell'atto di insegnare; molto interessanti i dettagli delle vesti.

Si noti come la dimensione con cui è ritratto è comparabile con quella della Trinità e della Madonna dei riquadri precedenti.

Due eleganti angeli reggicero sormontano il sarcofago.
Molto complesso è il sarcofago di Lanfranco Settala, maestro dell'ordine degli Agostiniani all'università di Parigi, morto nel 1355.

Questo sarcofago, segno evidente dell'autostima che i maestri avevano assunto, è anch'esso opera della bottega di Giovanni di Balduccio.

Il defunto è raffigurato sia come gisant sul letto funebre che in una scena di insegnamento, seduto in cattedra e circondato da allievi. Il ritratto è di notevole intensità realistica.
Gli studenti sono anche qui rappresentati con con grande varietà di abbigliamento ed atteggiamenti.
Al di sopra del gisant, due chierici sollevano un telo a simboleggiare la nuova dimensione spirituale in cui il defunto si trova. Ai lati del letto funebre, due angeli sono raffigurati con le braccia incrociate sul petto.
Ai lati della cassa, all'interno di due nicchie, due rilievi raffigurano sant'Agnese e santa Caterina d'Alessandria.
Alla seconda metà del XIV secolo risale questo sarcofago di ignoto, di arte campionese.
Il defunto è raffigurato mentre offre alla Vergine il modello di una cappella votiva, introdotto da sant'Agostino e san Giovanni Battista.
Nei due pannelli laterali sono scolpite le insegne del defunto nella forma di elmo da torneo sormontato da una testa umana. Lo spazio circostante è ricoperto di eleganti tralci vegetali.
Sul braccio occidentale del transetto è stato scoperto un affresco raffigurante la crocifissione, opera che, per il realismo e la passionalità delle figure, è stata assegnata a Anovelo da Imbonate, pittore attivo nell'ultimo quarto del Trecento.
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