Nella seconda metà del 1300, in Italia, operavano diverse Compagnie di Ventura. Una di queste compagnie aveva nome Compagnia Bianca e per alcuni anni venne comandata dal Giovanni Acuto. Vediamo come la descrive un cronista del tempo:
"Costoro, giovani tutti e per la maggior parte nati e cresciuti nelle lunghe guerre tra Francesi e Inglesi, erano caldi e vogliosi, usi agli omicidii ed alle rapine, erano correnti al ferro, poco avendo loro persone in calere. Ma nell'ordine delle guerre erano presti ed obbedienti ai loro maestri.......... Loro armadura quasi di tutti erano panzeroni, e davanti al petto un'anima d'acciaio, bracciali di ferro, cosciali e gamberuoli, daghe e spade sode, tutti con lancie da posta, le quali scesi a piè volentieri usavano, e ciascuno di loro aveva uno o due paggetti e tale più, secondo ch'era possente. Come s'avieno cavato l'arme di dosso, i detti paggetti di presente intendevano a tenerle polite sì, che, quando comparivano a zuffa, loro arme parevano specchi, e per tanto erano più spaventevoli. Altri di loro erano arcieri, e i loro archi erano di nasso (tasso n.d.r.) e lunghi, e con essi erano presti ed obbedienti e facevano buona prova. Il modo del loro combattere in campo quasi sempre era a piede, assegnando i cavalli ai paggi loro, legandosi in schiera quasi tonda, e li due prendieno una lancia, a quello modo che con li spiedi s'aspetta il cinghiale, e così legati e stretti colle lancie basse a lenti passi si facieno contro i nemici con terribili strida, e duro era il poterli snodare.........Scale avieno artificiose, che il maggior pezzo era di tre scaglioni, e l'un pezzo prendeva l'altro a modo della tromba, e con essi sarebbono montati in su ogni alta torre."
La Compagnia Bianca era composta quindi da fanti (principalmente arcieri) e cavalieri. A cavallo andavano le lance, ciascuna composta da tre uomini: il caporale, il cavalcatore o piatta, un valletto o ragazzo: il caporale e il piatta avevano il cavallo, il paggio cavalcava un ronzino. Di solito cinque lance costituivano una posta, e cinque poste una bandiera; di solito ogni dieci lance vi era un caporale decurione. Usavano per lo più combattere appiedate: lasciavano i cavalli in custodia ai valletti che si ritiravano in luoghi riparati da boscaglie o da pieghe del terreno. I caporali e gli scudieri combattenti si schieravano in una massa circolare, abbassavano le forti e lunghe lance, serrati e compatti poiché ciascuna lancia era tenuta dalle mani di due uomini, il caporale ed il piatta. Attaccavano con grida spaventose ma a lenti passi, senza il vantaggio dell'urto veloce ma col vantaggio della solidità: per il nemico era difficile tentare di scompaginare quella specie di istrice. Questa tattica, più difensiva che offensiva anche nell'attacco, contribuisce a spiegare la relativa incolumità della Compagnia Bianca anche nella battaglie perdute; era la più conveniente per mercenari che avevano tutto l'interesse a non esporsi inutilmente ed a prolungare le ostilità. La loro organizzazione, favorita dalle circostanze, fu così completa che le Compagnie di Ventura vennero definite Stati militari nomadi. Eleggevano il capitano o lo accettavano liberamente a compagnia formata. Il capitano aveva molto potere, ma limitato dal consiglio dei conestabili e marescialli; nelle decisioni più importanti deliberavano tutti, anche i caporali.
- E. Ricotti - Storia delle Compagnie di Ventura in Italia - Edizioni Athena - Milano 1929
- G. Temple-Leader e G. Marcotti - Giovanni Acuto (Sir John Hawkwood) Storia di un condottiere - G. Barbera - Firenze 1889.